Possiamo essere tutti vittime di controllo mentale?


Perché al solo pensiero del controllo mentale, ognuno di noi assume un atteggiamento di allarmismo? Vediamo alcuni semplici motivi:

·         Affermare che l’uso illecito del controllo mentale possa colpire chiunque, mette automaticamente in discussione il fatto che l’uomo è un essere razionale, pienamente responsabile e in grado di controllare ogni sua azione.

·         Tutti noi crediamo nella nostra vulnerabilità. Ciascuno di noi ha bisogno di credere di avere la propria vita sotto controllo: la sensazione che gli eventi possano sottrarsi al nostro dominio non ci piace, così tendiamo a razionalizzare qualsiasi cosa affinché acquisti un senso.

·         L’influenza da parte del mondo esterno è un processo che inizia alla nostra nascita, quindi perché preoccuparci tanto?

Anche se può sembrare ovvio, noi esseri umani non siamo creature del tutto razionali. La totale razionalità escluderebbe dalla nostra vita tutte le emozioni e di conseguenza la nostra natura fisica, dal momento che non possiamo vivere senza la componente emotiva. Nel corso della vita tutti abbiamo bisogno di amore, amicizia, attenzione e approvazione.

Se prestiamo attenzione a quello che ci succede a volte, possiamo capire anche come operano i culti distruttivi.

Quando non dormiamo per qualche giorno, o comunque dormiamo poco, ci viene difficile controllare con lucidità le nostre emozioni e i nostri pensieri; se non mangiamo per qualche giorno, la nostra mente inizia ad avere allucinazioni. In tali circostanze, di deprivazione di sonno e cibo, la nostra fisiologia mina la nostra razionalità.

I culti distruttivi adottano spesso queste due tecniche per abbassare la soglia di coscienza della vittima e renderla servizievole proprio come loro desiderano per operare meglio nel loro intento di controllo mentale.

Le persone che si trovano a giudicare un adepto, spesso prendono un abbaglio quando pensano che sia un individuo debole o che stia semplicemente cercando di sfuggire alle proprie responsabilità cercando qualcuno che si preoccupi di risolvere i loro problemi.

In questo modo negano a se stessi l’eventualità che la medesima cosa possa accadere un giorno a loro.

Il bisogno di credere di essere invulnerabili si trasforma in una debolezza che può tornare a vantaggio dei reclutatori. Un abile reclutatore potrebbe dire: “Mario, sono veramente colpito dalla tua intelligenza e apertura mentale. Tu non permetteresti mai che qualcuno ti facesse fare ciò che non vuoi. A te piace pensare con la tua testa, quindi non permetterai di essere confuso dai messaggi dei mass media che impauriscono le persone con strani discorsi sul controllo della mente. Sei troppo astuto per questo tipo di cose, quindi, che ne dici di venire al seminario?”. Questo è solo un esempio della bravura e dell’accurata formazione che ricevono i reclutatori di un gruppo. Mirano al nostro orgoglio, alle nostre presunte sicurezze, alle nostre velate insicurezze, alle paure, alle fobie e traumi subiti nel corso della nostra vita.

Nel prossimo articolo parleremo della fase di reclutamento, di come si vive all’interno di una setta, di come ti allontanano piano piano dalla famiglia d’origine e dei meccanismi che si “scatenano” all’interno dell’adepto dal momento in cui decide di uscire fuori dal gruppo.
Dott.ssa Salucci Serena
Laureanda in Psicologia Applicata,
Clinica e della Salute con indirizzo
Devianza e Sessuologia;
PsicoSessuologa in formazione.

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