CONTROLLO MENTALE NEI CULTI DISTRUTTIVI


Oggi parliamo di un argomento particolarmente delicato, ovvero di controllo mentale all’interno dei culti distruttivi. Spesso sentiamo parlare di controllo mentale e tramite senso comune lo associamo al lavaggio del cervello in cui veniamo presi con la forza e torturati, magari in una cantina buia e con una luce puntata negli occhi. Tutto ciò non è completamente vero. Dobbiamo innanzitutto fare una distinzione fra controllo mentale e lavaggio del cervello.

Il lavaggio del cervello è essenzialmente un processo forzato in cui l’individuo sa fin dall’inizio che si trova fra le mani del nemico. È consapevole che lui è la vittima e chi gli sta di fronte è il suo carnefice e con molte probabilità lo torturerà e maltratterà.

Per controllo mentale invece intendiamo il sistema di influenze capaci di distruggere l’identità di un individuo in maniera subdola con varie tecniche di controllo mentale, per poi ricostruirne una nuova, a suo piacimento.

Le varie tecniche di controllo mentale si articolano in 4 componenti: controllo del comportamento, dei pensieri, delle emozioni e delle informazioni.

La necessità di esercitare il controllo comportamentale è alla base dei rigidi programmi di vita che molti culti impongono ai propri adepti. È molto frequente assegnare agli affiliati obiettivi e lavori specifici, in modo da limitare il loro tempo libero e il loro comportamento.

Per controllare il pensiero degli adepti, il sistema maggiormente impiegato è quello che prevede il blocco del pensiero tramite rituali che terrà le menti degli adepti “centrate”. Ai seguaci viene insegnato come bloccare i propri pensieri dicendo loro che ciò li aiuterà a crescere e ad essere più efficienti. Il blocco del pensiero è il modo più diretto per mandare in corto la capacità di una persona di verificare la realtà e renderla uno schiavo laborioso e obbediente.

Il controllo delle emozioni mira a manipolare e limitare la sfera dei sentimenti. Gli strumenti impiegati per tenere le persone sotto controllo sono i sensi di colpa e le paure. Vengono condizionati a tal punto che i sensi di colpa sono all’ordine del giorno.

Infine il controllo dell’informazione. Se ad una persona viene negata l’informazione necessaria a formulare giudizi fondati, non sarà più in grado di formarsi opinioni proprie. In molti culti totalitari le persone hanno un accesso limitato alle informazioni, a meno che non siano pertinenti al gruppo e anche queste sono filtrate dal leader.

Che cosa sono essenzialmente i culti distruttivi o sette che dir si voglia? Qualsiasi gruppo che viola i diritti dei suoi membri e li danneggia attraverso l’uso di tecniche ingannevoli e immorali di controllo mentale. Non tutti i culti che fanno uso di riti o che prevedono credenze strane, sono pericolosi. Per culti distruttivi intendiamo gruppi sociali o religiosi che fanno ricorso all’inganno per trattenere gli adepti al suo interno.

Tutti noi crediamo che non potremmo mai essere vittime di controllo mentale perché siamo padroni delle nostre menti, dei nostri comportamenti e pensieri e invece sbagliamo perché i culti distruttivi sono molto abili a reclutare nuovi individui.  I reclutatori sono persone molto intelligenti e preparate. L’individuo “medio” non ha molte vie di scampo, non è in grado di riconoscere il controllo mentale e come rispondere alle domande poste dal reclutatore. Siamo tutti possibili futuri vittime e adepti.

Si può uscire da questi culti distruttivi? Assolutamente SI, anche se è una fase molto delicata. I leader non ti obbligano a rimanere all’interno del culto, ti fanno credere che come sei entrato volontariamente, altrettanto facilmente puoi andartene quando vuoi. Non è proprio così però. I membri dei gruppi sono molto subdoli, inducono paure e fobie all’adepto. Gli fanno credere che se un giorno vorrà uscire, si troverà in difficoltà perché al di fuori del gruppo nessuno gli vorrà bene, nessuno lo accetterà perché lui è diverso da tutti. Finirà per essere isolato, per non trovare lavoro, per essere lasciato solo dalla famiglia e dagli amici e alla fine potrà pensare al suicidio. Tutte queste paure indotte portano l’adepto a non voler uscire dal gruppo perché quello è la sua vera unica famiglia.

Se un individuo riesce a trovare la forza d’uscire, si sentirà immediatamente come se gli sia caduto addosso tutto il mondo e tutte le sue sicurezze che si era creato in tanti anni di appartenenza a quel gruppo.

Esistono tante forme di culti distruttivi e uno dei modi possibili per non cadere nella trappola di queste persone “perverse”, è l’informazione. Informiamoci per capire, per conoscere, per saper distinguere questi truffatori di menti, denaro e vita!!!
Dott.ssa Salucci Serena
Laureanda in Psicologia Applicata,
Clinica e della Salute con indirizzo
Devianza e Sessuologia;
PsicoSessuologa in formazione.




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