SEXTING: Sesso virtuale, un gioco pericoloso
Prima dell’era digitale, esistevano le cosiddette linee erotiche in cui si stava attaccati ore e ore alla cornetta per sentir parlare di sesso erotico, per evitare il contatto fisico, per assicurarsi l’anonimato e le malattie indesiderate (soprattutto durante il boom dell’infezione del virus HIV degli anni ‘80). Dalla metà degli anni ’90 si inizia a parlare di cybersex, di sesso virtuale tramite computer, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui il sesso virtuale è diventata una cosa comune, soprattutto fra gli adolescenti.
Il sexting è un gioco pericoloso che spopola fra i giovani e giovanissimi dell’era digitale. Il termine deriva dall’unione di due parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo) e in sostanza ci si riferisce all’inviare o ricevere testi, immagini, video a contenuti sessuali espliciti tramite smartphone o altri dispositivi elettronici.
In un mondo ormai “social”, il condividere, postare foto e video è diventata una cosa abituale. Le nostre vite sono immortalate all’interno del mondo virtuale e molti adolescenti utilizzano questo canale per condividere anche la parte più intima di loro stessi perchè dietro ad uno schermo è tutto molto più semplice. Non ci sono emozioni in gioco, non ci si guarda negli occhi, si possono nascondere le piccole imperfezioni, si può essere più spontanei perché non siamo coinvolti in prima persona con il “partner”. Quello che però non sanno gli adolescenti è il rischio a cui vanno incontro.
Quante volte sentiamo o leggiamo notizie di giovani che per vergogna si sono suicidati o hanno tentato il suicidio solo perché, magari, in un momento intimo, hanno condiviso con il proprio ragazzo delle foto “hard” e per gioco, per burla, per vendetta, vengono pubblicati in rete diventando subito virali fra i social. Gli adolescenti non sono pronti ad affrontare la vergogna che provano nel vedersi trascinare nel baratro di un mondo virtuale che ormai l’ha etichettata e offesa nella sua intimità, quindi secondo loro, il modo migliore per uscirne, è quello di togliersi la vita e a quel punto secondo la società sovviene il problema.
Il problema però ha altre origini, non subentra con il suicidio, ma molto prima. Dal momento in cui vengono inviate le immagini, i video, l’adolescente si è già esposto ad un grosso rischio e quindi cosa fare? Sicuramente si deve promuovere un’educazione su come utilizzare al meglio internet e i social che sono nelle mani dei giovanissimi. Si deve far capire la potenza della rete, ovvero, dal momento in cui si posta un’immagine o si condivide con amici, fidanzati, questa foto è sotto gli occhi di un numero di persone indefinito e non è possibile gestire chi vede o non vede tale immagini. Potrebbero finire anche in mano di persone, le cui intenzioni non sono propriamente buone.
Si deve far capire che le nuove tecnologie sono una risorsa molto importante, però si deve saper utilizzarle in modo funzionale e sicuro, perché dietro ad uno schermo si nascondono tanti pericoli, quindi non postiamo mai foto hard, intime, in posizioni provocanti, sensuali, soprattutto di bambine piccole, nemmeno per gioco, perché potremmo dare libero accesso al mondo della pedo-pornografia. Facciamo attenzione ed educazione ai nostri ragazzi!!!
Dott.ssa
Salucci Serena
Laureanda
in Psicologia Applicata,
Clinica
e della Salute con indirizzo
Devianza
e Sessuologia;
PsicoSessuologa
in formazione.
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