La rubrica delle parole: VERGOGNA.
“Turbamento o senso di indegnità avvertito dal soggetto che presume di
ricevere o effettivamente riceve una disapprovazione del suo stato o di una sua
condotta da parte degli altri” (Galimberti, Dizionario di Psicologia, pag.
961).
Sostanzialmente parliamo di un’emozione.
Insieme ad altre, come ad esempio il senso di colpa e l’orgoglio, si
caratterizza come un’emozione complessa, estremamente collegata alla percezione
di sé. Queste emozioni sono state definite ‘emozioni sociali’ (Barret, 1995) o
anche ‘emozioni dell’autoconsapevolezza’ (Lewis, 1992). Ma cosa significa? Il sentimento di vergogna
può riguardare un pensiero, un’azione, un desiderio o un bisogno e viene
provato quando tali azioni o pensieri vengono messi a confronto con valori o
modelli comportamentali altrui o personali, giudicando tale comportamento in
base a specifici parametri. In quel momento l’individuo percepisce di non
essersi adeguato o di non aver raggiunto specifici standard sociali. Vergognarsi significa sentirsi scoperti e
giudicati! Spesso, in tale emozione viene conferito un ruolo attivo e
giudicante dell’altro; in realtà, quei valori e quelle norme sono valori di per
sé presenti e vivi nella persona ed è essa stessa a sentire di non averli
raggiunti e ad autogiudicarsi, sentendosi allontanata dall’altro.
È importante dire, però, che la vergogna non è solo umiliazione e
isolamento! Questa emozione può avere un significato, può aiutarci, può
portarci alla consapevolezza di un limite, di una fragilità. Affrontare e
riconoscersi in quella fragilità permette di reagire con varie forme di
adattamento, di riconoscere un segnale e utilizzarlo al meglio in favore del
nostro benessere, della nostra crescita personale. Permette un’accettazione
sincera. Imparare a ‘sentire’ i nostri limiti, a relazionarli con il mondo e la
cultura che ci circonda, sebbene molto spesso estremamente giudicante, può
concederci una comunicazione libera con l’altro ma soprattutto con noi stessi.
“Nessuna emozione è intrinsecamente cattiva, impura o indesiderabile”
(Bennet-Goleman, Alchimia emotiva).
Dott.ssa Giulia Tavilli
Laurea in Psicologia
Clinica, con indirizzo ‘Devianza Sessuologia’
In formazione per le
specializzazioni in Dipendenze Patologiche e Psicogiuridica.
Commenti
Posta un commento